Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate Dante Alighieri Citazione Inizi del XIV secolo Italia 0 0 0 0 Scrivi il primo commento Significato La frase "Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate" significa letteralmente "Lasciate ogni speranza, voi che entrate." Il messaggio è rivolto alle anime dannate che varcano le soglie dell'Inferno, indicando che una volta entrati non c'è più possibilità di redenzione o salvezza. La speranza, che è un sentimento intrinsecamente umano, viene abbandonata all'ingresso dell'Inferno, un luogo di eterna sofferenza e dannazione. Filosoficamente, rappresenta la disperazione e l'irreparabilità del destino delle anime peccatrici. Allegoria L'immagine includerà un ponte antico e maestoso che rappresenta il passaggio verso l'Inferno, iscritto con la famosa frase di Dante. Le figure ombrate all'inizio del ponte simboleggiano le anime dannate pronte ad entrare nell'Inferno. Il cielo notturno stellato contrasta con il tema oscuro, portando un po' di luce sulla scena per mettere in risalto il senso di speranza perduta. La landa desolata con vulcani in eruzione e fiumi di lava rappresenta l'Inferno dantesco, mentre gli alberi spogli e le montagne desolate accentuano la desolazione e l'assenza di speranza. L'immagine, pur essendo cupa, è dettagliata e stimola la riflessione sul viaggio della vita e le scelte che portano a conseguenze definitive. Applicabilità Nella vita quotidiana, questa frase può essere utilizzata come monito riguardo a situazioni in cui non sembra esserci via d'uscita o possibilità di miglioramento. Inoltre, può servire come avvertimento su quanto sia importante riflettere sulle nostre decisioni e azioni per evitare di trovarci in situazioni senza speranza. Seppure con una connotazione tragica, la frase può anche ricordare che vi sono situazioni in cui è fondamentale mantenere la speranza in quanto è una delle forze che ci spinge ad andare avanti. Impatto Questa frase ha avuto un impatto enorme sulla cultura letteraria e popolare. È uno dei versi più noti della Divina Commedia e viene spesso citato in vari contesti per simboleggiare la disperazione, la paura o la mancanza di speranza. Ha influenzato una vasta gamma di opere artistiche e letterarie e viene utilizzata in modi che vanno oltre il suo contesto originale, spesso in contesti filosofici e psicologici. Contesto Storico La frase risale all'inizio del XIV secolo, periodo in cui Dante Alighieri scrisse la Divina Commedia, completata approssimativamente nel 1320. Questo era un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e culturali in Italia e in Europa. Critiche Non ci sono particolari critiche alla frase stessa, ma piuttosto alla severità della visione dantesca della dannazione eterna. Alcuni potrebbero trovare la visione di Dante troppo draconiana e non in linea con approcci più misericordiosi e moderni alla spiritualità e alla morale. Variazioni La frase di Dante non ha variazioni significative note, ma le interpretazioni possono variare. In culture non occidentali, la disperazione eterna può essere compresa in modi diversi a seconda delle visioni religiose e filosofiche sull'aldilà, la redenzione e la speranza. Torna alla descrizione 280 caratteri rimasti Invia Commento Nessun Commento S'altra vita non è, perché a questa, non date voi la più parte del core? Ugo Foscolo Scopri di più Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Dante Alighieri Scopri di più E quindi uscimmo a riveder le stelle. Dante Alighieri Scopri di più Il nostro lungo incubo nazionale è finito. Gerald Ford Scopri di più Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Dante Alighieri Scopri di più Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Dante Alighieri Scopri di più Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Dante Alighieri Scopri di più Sì, possiamo. Barack Obama Scopri di più In la sua volontade è nostra pace. Dante Alighieri Scopri di più O tempora, o mores!. Marco Tullio Cicerone Scopri di più Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, questa selva selvaggia e aspra e forte, che nel pensier rinova la paura! Dante Alighieri Scopri di più Potrai salvere le tue preferenze e inserire commenti. Potrai salvere le tue preferenze e inserire commenti. Sign in with: or with your email address: Email Password Accedi Loading... Nome Inserisci il tuo nome o nickname (da 3 a 20 caratteri). Email Inserisci un indirizzo email valido da verificare. Password 8+ caratteri, 1 maiuscola, 1 minuscola, 1 numero, 1 carattere speciale @$!%*?_+ Cliccando sul pulsante di registrazione riceverai un'email di verifica e si chiuderà questa finestra. Crea account Nuovo qui? Crea un account. Precedente Chiudi
Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente. Dante Alighieri Scopri di più
Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona. Dante Alighieri Scopri di più
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Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Dante Alighieri Scopri di più
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